
Il recente insediamento di Giovanni Amoroso nella posizione di presidente della Corte Costituzionale segna un’epoca di significativo rinnovamento all’interno della più alta istituzione giuridica italiana. Originario di Mercato San Severino, in provincia di Salerno, Amoroso porta con sé un bagaglio di esperienze maturate sia in ambito civile che penale, che gli conferisce un’eccezionale versatilità interpretativa e giuridica.
Alla soglia dei suoi 76 anni, non ha esitato a prendere le redini di una Consulta che vive un momento di transizione cruciale, segnato dall’attesa della nomina dei quattro giudici mancanti per completare il collegio di quindici membri. La sua elezione unanime testimonia il rispetto e la fiducia che il mondo giuridico gli riserva, un endosso non da poco in un periodo di forte tensione legislativa e sociale.
Dopo la sua elezione, la sua prima mossa è stata quella di informare la premier Giorgia Meloni, seguendo il protocollo, ma è stato il suo commento sulle necessità legislative immediatamente posteriori a sottolineare la sua prospettiva di lavoro: la centralità della definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni (LEP). Secondo Amoroso, i LEP non sono semplici dettagli amministrativi, ma pilastri su cui si regge l’intera architettura delle leggi sull’Autonomia differenziata, un tema tanto caldo quanto controverso nel contesto politico attuale.
Amoroso non si è limitato a questo. Ha anche toccato temi sensibili come le condizioni di vita nelle carceri italiane, spingendo per soluzioni che rispettino i diritti umani e che affrontino il problema endemico del sovraffollamento. In un’epoca in cui le questioni di giustizia sociale sono sempre più al centro dei dibattiti pubblici, il nuovo presidente non ha esitato a identificare queste aree come critiche.
Nel corso della sua carriera, che ha preso avvio con la nomina a magistrato nel marzo del 1975, Amoroso ha servito con distinzione in numerose funzioni, da pretore penale a Bergamo a direttore dell’Ufficio del Massimario della Corte di Cassazione. La sua esperienza si estende oltre la giurisdizione nazionale, includendo ruoli di formatore e consulente in arene europee ed internazionali, il che evidenzia la sua capacità di navigare ed interpretare le leggi in un contesto globalizzato.
L’impegno di Amoroso per una giustizia equilibrata si riflette anche nel suo approccio alla riforma giudiziaria, un argomento che ha definito come dominio principalmente politico, pur riconoscendo l’importanza del ruolo della Corte nel controllare la costituzionalità delle leggi. La sua visione pragmatica suggerisce un equilibrio tra le necessità di riforma e la stabilità istituzionale, un cammino che promette di non essere né rapido né esente da ostacoli.
Mentre il Parlamento si prepara a completare la composizione della Corte, gli occhi sono tutti rivolti a come questa nuova leadership influenzerà non solo il futuro della giustizia in Italia, ma anche il più ampio panorama dei diritti civili e del rispetto delle libertà fondamentali nel paese. Con una vita dedicata alla legge e un chiaro impegno per la giustizia sociale, Giovanni Amoroso si presenta non solo come custode della legalità, ma come promotore di un’evoluzione giuridica che risponda realmente alle esigenze di una società in continuo cambiamento.