
Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, recentemente relegato al 19esimo posto nella classifica di gradimento dei sindaci italiani secondo l’indagine condotta dal Sole 24 Ore, mantiene un’insolita serenità. Il risultato, che lo vede scendere dalla vetta al 19esimo posto, con un supporto del 57%, non sembra minare la sua fiducia nè la sua risolutezza politica.
Eletto per la prima volta alla guida del comune meneghino nel 2016 e riconfermato nel 2021, Sala si trova ora, dopo ben otto anni di mandato, ad affrontare una posizione nettamente più bassa rispetto al passato. Ciononostante, il sindaco non mostra segni di amarezza: “Essere al 57% dopo 8 anni è un risultato su cui molti apporrebbero volentieri la loro firma”, ha dichiarato, sottolineando una visione ottimistica che lo distingue nell’arena politica attuale.
Il dibattito in consiglio comunale si è rivelato acceso, con diversi esponenti dell’opposizione che hanno criticato Sala, etichettando il risultato come insoddisfacente. In risposta, il sindaco ha replicato con fermezza, ribadendo la sua popolarità mantenuta nel corso degli anni e lanciando una sfida velata all’opposizione: “Parlano consiglieri che non raggiungerebbero un 57% nemmeno per 8 giorni”. Non solo, ha aggiunto una nota di sfida morale e politica, “Vi ho battuto già due volte, se potessi ricandidarmi, vi batterei una terza volta”.
Questa forza nelle parole di Sala rispecchia la complessità del suo mandato, segnato da significativi successi economici e culturali per Milano, ma anche da sfide non indifferenti, come quelle legate alla gestione degli effetti pandemici e alla crescita esponenziale del turismo e dei relativi impatti sulla città. La resilienza mostrata da Sala nel gestire questi problemi, combinata con la sua capacità di navigare nelle acque spesso turbolente della politica locale, retrospettivamente potrebbe aver contribuito alla sua popolarità residua nonostante il calo.
La discesa di Sala nella classifica di gradimento non va vista solo come una valutazione isolata del suo operato, ma piuttosto inserita in un contesto più ampio, che comprende la complessità dell’amministrare una delle città più dinamiche e in vista d’Italia. Il 57% di gradimento, oltre la metà degli intervistati dopo due mandati, potrebbe quindi essere interpretato non come una condanna del suo operato, ma come una conferma che, nonostante le inevitabili difficoltà, una notevole parte della cittadinanza riconosce ancora il valore della sua amministrazione.
In conclusione, il caso di Giuseppe Sala pone una riflessione più ampia sull’interpretazione dei dati di gradimento e sulla loro relativa importanza nel contesto politico. Il mantenimento di una percentuale così alta dopo due mandati potrebbe essere visto come un successo, nonostante l’apparente brutta figura nel crollo dei posti nella classifica; un paradosso che solo in politica riesce a trovare una sua logica, dimostrando che, a volte, i numeri dicono molto, ma non tutto.