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Israele colpisce oltre 400 obiettivi in Iran: sotto attacco siti nucleari e l’aeroporto di Teheran.

In POLITICA
Giugno 14, 2025
Il Capo di Stato Maggiore israeliano e il comandante dell’Aeronautica militare hanno sottolineato che le operazioni aeree non sono concluse: i raid proseguiranno su obiettivi selezionati anche nella capitale iraniana.

Si accende la tensione in Medio Oriente dopo che l’IDF (Forze di Difesa Israeliane) ha confermato di aver colpito oltre 400 obiettivi militari e strategici in territorio iraniano nelle ultime ore. Tra i bersagli principali figurano i noti impianti nucleari di Natanz e Isfahan, dove – secondo fonti israeliane – sarebbe stata distrutta un’infrastruttura legata all’arricchimento dell’uranio. Israele ha però precisato di non aver colpito il delicato impianto nucleare di Fordow, uno dei più protetti e discussi del programma atomico di Teheran. Il Capo di Stato Maggiore israeliano e il comandante dell’Aeronautica militare hanno sottolineato che le operazioni aeree non sono concluse: i raid proseguiranno su obiettivi selezionati anche nella capitale iraniana.  Questa mattina l’IDF ha annunciato il completamento di una nuova ondata di attacchi mirati su Teheran, con decine di caccia che avrebbero violato lo spazio aereo iraniano colpendo anche infrastrutture civili e militari di rilievo, tra cui l’aeroporto internazionale della capitale.  Secondo quanto riferito dai media ufficiali iraniani, uno degli attacchi ha preso di mira un hangar all’aeroporto Mehrabad di Teheran, dove erano parcheggiati aerei da combattimento delle forze armate iraniane.  Al momento non è stato diffuso un bilancio ufficiale di eventuali vittime o danni da parte delle autorità iraniane, né sono giunte conferme indipendenti sugli effetti reali dei bombardamenti. Tuttavia, la situazione nella regione appare estremamente tesa, con il rischio di un allargamento del conflitto che potrebbe coinvolgere altri attori regionali e internazionali.  La comunità internazionale segue con crescente preoccupazione l’evolversi degli eventi, mentre si moltiplicano gli appelli alla de-escalation da parte di Europa, Stati Uniti, Russia e Cina.

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Redazione