All’apertura del G7 dei Parlamenti a Verona, il presidente della Camera Lorenzo Fontana ha sollevato una questione delicata e troppo spesso ignorata dalla narrativa mediatica internazionale: la persecuzione dei cristiani nel mondo. Questo problema riguarda direttamente 365 milioni di persone, secondo l’ultimo rapporto del 2024 rilasciato da Open Doors, un’organizzazione che monitora la libertà religiosa globalmente. È un appello che intende attirare l’attenzione, non solo di chi ascolta, ma di tutte le istituzioni internazionali, auspicando un intervento concreto e misurabile.
Il presidente Fontana evidenzia un deterioramento continuo delle condizioni di vita di questi milioni di cristiani, posti sotto pressione e spesso vittime di violenze e restrizioni in molte parti del mondo. La gravità del contesto è sottolineata dai numeri in crescita di incidenti e dall’intensificarsi delle restrizioni alle pratiche religiose in regioni critiche come il Medio Oriente, alcune aree dell’Africa Sub-Sahariana e parti dell’Asia.
Il problema non è solo di natura numerica o statistica, è una questione profondamente umana. Le storie di individui e famiglie, le cui vite sono state radicalmente cambiate da restrizioni e persecuzioni, meritano un’attenzione internazionale ben più ampia e una narrazione molto più approfondita. Queste aree geografiche, con una storica presenza cristiana, stanno diventando sempre più ostili per chi pratica questa fede, provocando esodi massivi e una perdita irreparabile del tessuto socioculturale locale.
Nel contesto di queste riflessioni, Fontana non solo fa appello alla sensibilità internazionale, ma invita anche le istituzioni a un’azione concreta. L’obiettivo è quello di creare una strategia integrata che coinvolga i decision-makers a livello globale, in modo da stabilire diplomaticamente e con efficacia mezzi di protezione e di supporto alle minoranze perseguitate.
Inoltre, la questione della persecuzione dei cristiani apre inevitabilmente ulteriori riflessioni sullo stato della libertà religiosa nel mondo. Questa è un indicatore significativo della salute generale dei diritti umani in un dato paese o regione e spesso presagisce altre forme di repressione e discriminazione.
Con la sua dichiarazione a Verona, Lorenzo Fontana non solo ha messo in luce un problema spesso trascurato, ma ha anche catalizzato l’attenzione su come le dinamiche geopolitiche influenzano la libertà individuale e collettiva. Non resterà da vedere quanto l’appello di Fontana sarà efficace nel mobilizzare una risposta internazionale, ma il primo passo verso il cambiamento inizia sempre dalla consapevolezza e dall’impegno a discutere e agire sulle informazioni disponibili.
Lo scenario internazionale deve rispondere, e rispondere con forza, affinché la libertà di credo e di culto cessi di essere un privilegio e si affermi come un diritto inalienabile, universalmente riconosciuto e protetto.