Il Giubileo del 2025 si avvicina portando con sé temi di capitale importanza per il tessuto socio-politico globale, al centro dei quali si colloca la speranza. Recentemente, nel corso di una messa che anticipa gli eventi giubilari, il Papa ha offerto una decisa riflessione sul significato profondo della speranza, sottolineando con vigore che essa è diametralmente opposta all’indolenza e alla comodità. Queste parole risuonano come un monito in un’epoca segnata da crisi e turbamenti, richiamando ciascuno alla responsabilità attiva.
La speranza, ha esplicitato il pontefice, “non tollera l’indolenza del sedentario e la pigrizia di chi si è sistemato nelle proprie comodità”. In un’epoca in cui il quieto vivere sembra essere l’aspirazione massima, queste parole squarciano il velo dell’autoconservazione per chiamare a un’esistenza di maggior impegno e denuncia. Il quieto vivere, infatti, viene descritto come incompatibile con una veritiera speranza che esige l’innalzarsi di voci coraggiose contro le ingiustizie, specie quelle perpetrate ai danni dei più vulnerabili della società.
Secondo il Papa, la speranza implica un’audacia quasi profetica, un’anticipazione della promessa cristiana attraverso atti concreti di responsabilità e compassione. Si tratta di una visione attiva e dinamica della speranza, che va oltre l’aspettativa passiva di un futuro migliore. Essa chiama a una partecipazione attiva nel costruire questo futuro, in ogni ambito della vita quotidiana e in ogni angolo del mondo.
Tutto questo si inscrive in un contesto globale in cui i conflitti, le crisi economiche, le disuguaglianze e le emergenze ambientali richiedono un rinnovato impegno collettivo. La speranza descritta dal Papa sfida l’individualismo e il calcolo egoistico, propugnando un modello di società basato sulla solidarietà e sul coraggio morale. La reticenza nel rischiare per paura di perdere il proprio status o i propri beni viene presentata come un ostacolo diretto all’adempimento del mandato evangelico.
Questa comunicazione del Papa non è solamente un richiamo alla fede o un insegnamento spirituale, ma si configura anche come una potente dichiarazione politica. Essa interpella direttamente i leader mondiali, gli attori politici e ogni cittadino, sollecitando un cambiamento radicale nelle priorità e nelle politiche. È una chiamata a rivedere le proprie azioni alla luce di una speranza che non si compiace di quieti compromessi, ma aspira all’azione giusta e risoluta.
Con il Giubileo del 2025, avremo l’occasione di riflettere su queste tematiche in un contesto di rinnovamento spirituale e sociale. Ma l’appello del Papa è per un impegno che inizia oggi, che non attende le celebrazioni future per rendere la speranza una realtà tangibile. In questo senso, le sue parole sono un invito a considerare ogni giorno come un momento propizio per vivere secondo il coraggio delle proprie convinzioni, in una pratica quotidiana di giustizia e compassionevole attenzione per gli altri.
Queste riflessioni offrono uno spunto di critica e di ispirazione su come posizionare la speranza al centro dell’agire politico e sociale, ribadendo che ogni gesto, ogni scelta, ogni voce conta nella costruzione di un mondo che rifletta veramente i valori di giustizia, di pace e di solidarietà auspicati per il prossimo Giubileo e oltre.