
In un clima che potrebbe definirsi turbolento sul fronte delle dinamiche sociali e politiche, Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, ha delineato una posizione chiara e ponderata riguardo alla partecipazione delle comunità ebraiche agli eventi commemorativi della Giornata della Memoria. Intervistata da Radio Radicale, Di Segni ha esposto una riflessione che, pur partendo da una base di forte critica verso certe espressioni di odio e distorsione storica emerse recentemente, predilige un approccio pragmatico e razionale.
L’obiettivo dichiarato da Di Segni è quello di mantenere un impegno attivo nel ricordare e onorare le vittime della Shoah, evitando però occasioni in cui il messaggio potrebbe deviare o mischiarsi con altri temi non relazionati, che potrebbero offuscare o distorcere il significato profondo di tale ricorrenza. Essenziale, secondo la presidente, è l’adesione a eventi di alto profilo, supportati e promossi dalle istituzioni più prestigiose, come le iniziative del Quirinale, che vedono la partecipazione del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Il critico aspetto di questa scelta risiede nella necessità di una narrazione purificata e fedele alla memoria dell’Olocausto. Di Segni sottolinea come sia fondamentale assicurare che forme e contenuti degli eventi cui le comunità ebraiche decidono di partecipare rimangano focalizzati specificamente sulla commemorazione della Shoah, e che riflettano le responsabilità italiane in quel contesto storico. Ciò che emerge è una linea di condotta che si distacca da manifestazioni meno attente a questa precisa distinzione, come alcune organizzate dall’ANPI, che secondo Di Segni talvolta presentano interpretazioni della storia e narrazioni generali che possono risultare inappropriate o fuorvianti.
La presidente non nasconde una certa delusione per queste situazioni, evidenziando come il rispetto del tema sia imprescindibile per una partecipazione significativa e rispettosa. Si tratta di una scelta di non partecipazione che rivela un profondo senso di responsabilità verso la memoria storica e la preservazione di una narrazione autentica e non inficiata da altri dibattiti, specie quando questi ultimi gravitano attorno a questioni delicate come la politica mediorientale e le posizioni riguardanti Israele.
In conclusione, le parole di Noemi Di Segni riflettono la complessità degli equilibri necessari quando si tratta di commemorare eventi storici di così devastante gravità come la Shoah. Si conferma l’intenzione di un impegno comunitario serio e meditato, che evita ogni semplificazione e cerca di proteggere la memoria contro ogni possibile deturpazione. In un’epoca di crescente polarizzazione e revisionismo storico, l’approccio di Di Segni offre una lezione su come affrontare il passato con onestà e integrità, qualità sempre più preziose e necessarie nel dibattito pubblico contemporaneo.