La riformulazione del Superbonus entra in una fase critica. Il decreto che andrà a modificare gli incentivi per la riqualificazione energetica e antisismica non ha ancora compiuto il suo iter burocratico, ma le discussioni politiche sono già in pieno fermento. A mettere in allarme sono le anticipazioni di una stretta sugli sconti in fattura e le cessioni di credito, soprattutto per quanto concerne onlus, cooperative di abitazioni, Istituti autonomi per le case popolari (Iacp) e, in particolare, le aree soggette a eventi sismici o calamità naturali.
Nonostante il decreto non sia retroattivo, proteggendo chi ha già intrapreso i lavori, le nuove misure segnerebbero una svolta significativa rispetto alle disposizioni vigenti, previste originariamente per durare fino al termine del 2025. Di conseguenza, gli attori coinvolti sollecitano alte modifiche per non interrompere i percorsi di rinascita, specialmente in territori già provati da situazioni di emergenza.
Nella bozza non ancora formalizzata, l’articolo 1 presenta esclusioni che limitano i benefici per il settore del terzo età e le cooperative abitative, con alcune eccezioni nell’attesa del decreto ufficiale che potrebbero allentare qualche vincolo. Per le opere già programmate si prevede la possibilità di usufruire ancora di sconto e cessione di credito, a patto che sia stata depositata la Comunicazione Inizio Attività Libera (Cila). I lavori condominiali potranno beneficiare delle precedenti disposizioni se sostenuti da una delibera assembleare e dalla presentazione della Cila.
Non mancano deroghe anche per i casi in cui si renda necessaria la richiesta di un titolo abilitativo per demolizione e ricostruzione, nonché per i lavori meno rilevanti che non necessitino di tale titolo, ma che contemplino un accordo vincolante pregresso e l’avvenuto pagamento di un acconto. Questi salvagente legali riguardano anche l’eliminazione delle barriere architettoniche.
L’onere sul bilancio dello Stato è una delle principali preoccupazioni del governo, che registra una spesa accertata superiore ai 147 miliardi di euro, una cifra in crescita che potrebbe avere ulteriori incrementi. E con l’approccio del Documento di Economia e Finanza (Def), la pressione sui conti pubblici si intensifica.
Parallelamente agli stretti vincoli finanziari, emergono le voci di chi chiede una revisione delle misure. Forza Italia si fa portavoce delle necessità delle imprese, auspicando un adeguamento normativo che tenga in considerazione gli impatti economici e sociali del decreto. Dall’Abruzzo, inoltre, si elevano richieste di mantenimento degli incentivi per le aree colpite dai terremoti del 2009 e del periodo 2016-2017, paventando rischi concreti per la ricostruzione in atto.
Con questi spunti sul tavolo, il governo si prepara a valutare le istanze provenienti dalle zone più vulnerabili del paese, affrontando la sfida di bilanciare la necessità di razionalizzare la spesa pubblica con la tutela di quegli ambiti che più hanno necessità di sostegno. Nel frattempo, entità del terzo settore, imprese e cittadini attendono con trepidazione i futuri sviluppi.