Accolto con entusiasmo palpabile, il presidente argentino Javier Milei ha fatto una comparsa notevole al raduno di Atreju, presentato dalla premier italiana Giorgia Meloni. L’evento ha sottolineato l’affinità ideologica tra i due leader, focalizzata sulla critica verso le politiche assistenzialiste e sulla promozione di un lavoro come fondamentale antidoto all’indigenza. Meloni, delineando il profilo del presidente argentino, ha evidenziato la sua missione di instaurare un cambiamento culturale significativo che cattura l’essenza del loro legame ideologico.
Javier Milei, un fervente critico del socialismo e delle correnti woke, ha tenuto un discorso che ha riecheggiato tra i presenti, delineando una sorta di “decalogo politico” per contrastare queste correnti predominanti in molte politiche e istituzioni occidentali. Il suo messaggio si è focalizzato sulla necessità di una destra globalmente unita e combattiva, paragonando questa unione alla coesione di una legione romana, un tributo alla sua ammirazione per l’antica Roma che ha evidenziato come una fonte di ispirazione duratura.
Nel corso dell’intervento, l’accento è stato posto sull’importanza della teoria rivoluzionaria per il movimento rivoluzionario, un principio che Milei ha attribuito a Lenin, nonostante il chiaro divario ideologico che separa le loro filosofie politiche. Questo ha suscitato una reazione mista dalla platea, che ha tuttavia riconosciuto il valore del concetto nel contesto della lotta culturale intrapresa dalla destra.
Un aspetto rilevante del suo discorso è stata l’idea di un “internazionalismo della destra”, esprimendo la necessità di un’alleanza globale contro le politiche woke, che secondo lui sono state predominanti. Questo appello per una coalizione più ampia e solidale tra i paesi conservatori è un estensione del suo dialogo con Meloni, con cui condivide non solo una visione politica ma anche una dichiarata ammirazione reciproca.
In una successiva intervista con Nicola Porro nel programma ‘Quarta repubblica’, Milei ha sottolineato ulteriormente le sue posizioni, criticando le istituzioni multilaterali come l’ONU, che ha descritto come entità dominate da “burocrati autoritari”. Queste osservazioni costruiscono sull’immagine di un Milei disposto a sfidare le convenzioni e le strutture esistenti, con una chiara dichiarazione di indipendenza dai dettami politicamente corretti.
La presenza di Milei a Roma, quindi, non è stata solo una visita diplomatica, ma piuttosto una manifestazione di un’alleanza emergente e di un ideale politico condiviso che va oltre i confini nazionali. La chiamata a “Viva la libertad, carajo!” con cui ha chiuso il suo intervento, ha rieccheggiato potente, raccolgendo un sostegno entusiastico dai partecipanti, simbolo di un momento di solidarietà ideologica e di comprensione mutuale che potrebbe definire il futuro del panorama politico conservatore globale.