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Roma, Antico Caffè Greco, scatta lo sfratto: dopo 8 anni di battaglie legali lo storico locale rischia la chiusura.

In ATTUALITA', INSERTI ECONOMIA
Settembre 01, 2025
“Il Caffè Greco, cuore culturale e cosmopolita di Roma da oltre 270 anni, sopravvissuto a guerre e rivoluzioni, rischia di spegnersi per mano di chi preferisce una rendita commerciale piuttosto che preservare un bene unico al mondo”.

Dopo un contenzioso durato oltre otto anni, oggi è arrivata la data ufficiale dello sfratto per i gestori dell’Antico Caffè Greco, lo storico locale di via dei Condotti fondato nel 1760 e frequentato nei secoli da artisti e intellettuali come Leopardi, Baudelaire, Nietzsche e D’Annunzio. A stabilirlo è stata la Cassazione nel luglio 2024, che ha reso definitiva la sentenza di sfratto dando ragione all’Ospedale Israelitico, proprietario dei locali, e riconoscendogli il diritto a rientrare in possesso dell’immobile. Il contratto di locazione era scaduto nel 2017, ma la gestione affidata a Flavia Iozzi e Carlo Pellegrini era proseguita in attesa della decisione definitiva della magistratura. La vicenda, tuttavia, è tutt’altro che conclusa: “Dopo otto anni di battaglie non finisce oggi – hanno dichiarato i gestori – ci faremo trovare con i nostri avvocati”.

Il nodo del vincolo culturale

Il Caffè Greco non è un locale qualunque. Già nel 1953 l’allora ministro dell’Istruzione Antonio Segni lo dichiarò bene di particolare importanza storico-culturale, ponendo un vincolo non solo sull’immobile, ma anche su licenza e arredi. È proprio su questi ultimi che si apre un nuovo fronte: i gestori sostengono di averli acquistati, mentre i legali dell’Ospedale ribadiscono che esiste un vincolo di inamovibilità, quindi mobili e quadri devono rimanere nella loro sede storica. “Qualora i gestori fossero effettivamente proprietari – precisa l’avvocato Ugo Limentani, difensore dell’Ospedale – avranno diritto a un indennizzo, ma gli arredi devono tornare al loro posto”.

L’offerta respinta e l’ombra della speculazione

Iozzi e Pellegrini affermano di aver presentato una proposta di affitto annuale più alta rispetto a quanto previsto nel piano di risanamento dell’Ospedale Israelitico, ma l’offerta è stata respinta. Secondo i gestori, il rifiuto sarebbe il segnale che l’obiettivo non è il risanamento dell’istituto, ma la liberazione dello spazio per un progetto immobiliare diverso, forse una boutique di lusso.  Una tesi sostenuta anche da Domenico Gramazio, ex parlamentare, che parla apertamente di “speculazione immobiliare”: “Il Caffè Greco, cuore culturale e cosmopolita di Roma da oltre 270 anni, sopravvissuto a guerre e rivoluzioni, rischia di spegnersi per mano di chi preferisce una rendita commerciale piuttosto che preservare un bene unico al mondo”.

L’appello alla politica

Gramazio invoca un intervento delle istituzioni, ricordando che con la legge 219/2024 il governo ha rafforzato la tutela delle attività commerciali storiche, riconoscendo il Caffè Greco come bene culturale unitario e intoccabile. Ma, sottolinea, “di fronte all’Ospedale Israelitico che rifiuta ogni compromesso, urge un’azione politica che riporti la vicenda su binari di ragionevolezza”.

Il futuro incerto

Anche con l’arrivo dell’ufficiale giudiziario, lo scenario resta incerto. Se i gestori dovessero lasciare i locali, il rischio è che l’Antico Caffè Greco rimanga chiuso a lungo, ostaggio di ricorsi e contrapposizioni. Una prospettiva che preoccupa non solo chi lo ha gestito per anni, ma anche chi vede in quelle sale non un semplice esercizio commerciale, bensì un simbolo culturale di Roma e dell’Europa.

di Mat. Lib.