La recente elevazione di Roberto Repole a cardinale non ha solo simboleggiato un riconoscimento della sua dedizione spirituale, ma è diventata l’occasione per una profonda riflessione sulle responsabilità sociali e umane che la Chiesa intende mettere in luce, soprattutto in un periodo di visibili fratture globali. Nel contesto della messa celebrativa a Torino, a cui hanno partecipato numerosi fedeli ed esponenti di diverse confessioni cristiane, il Cardinale Repole ha toccato temi di bruciante attualità, in maniera diretta e visivamente commossa.
Una delle immagini evocate dal Cardinale nella sua omelia ha centrato l’attenzione su una delle crisi umanitarie più rilevanti del nostro tempo: i migranti costretti a pericolosi viaggi in cerca di salvezza e dignità. La storia di Jacinta, la piccola bambina sopravvissuta a giorni di naufragio nel mare, è stata l’epitome di una sofferenza tanto vasta quanto spesso ignorata o minimizzata nelle discussioni pubbliche. L’interrogativo posto da Repole su come possiamo definire la nostra umanità di fronte a tali tragedie è sia un j’accuse che un invito a una coscienza collettiva più incisiva e compassionevole.
Il cardinale, con toni intimi, ha sollecitato una riflessione sul significato autentico del Natale, una festa intrisa di messaggi di comunione e solidarietà, ma che rischia di svuotarsi del suo significato più profondo in mezzo al frastuono consumistico che spesso lo accompagna. Ha sottolineato la necessità di guardare oltre i confini del proprio confort personale e di considerare le condizioni di vita di chi si trova nelle immediate vicinanze – i vicini di casa, i conoscenti oppure sconosciuti in condizioni di bisogno.
Le parole di Repole hanno risuonato nel Duomo come un appello alla condivisione non solo di beni materiali, essenziali per chi si trova in stato di necessità, ma anche di tempo, attenzioni e umanità. “Nessuno è così povero da non avere qualcosa da condividere”, ha ricordato, suggerendo che ogni gesto di gentilezza, ogni sorriso, ogni momento di ascolto sono contributi fondamentali alla costruzione di una comunità più coesa e solidale.
In un mondo dove i focolai di guerra non sono più eccezioni e i flussi migratori si intensificano in reazione a minacce sempre più complesse, la chiamata alla solidarietà del Cardinale Repole assume una risonanza globale. Invita a riflettere su come le grandi narrazioni di accoglienza e amor prossimo, che sono al cuore del messaggio cristiano, possano essere tradotte in azioni quotidiane concrete.
La partecipazione di rappresentanti di diverse fedi alla messa indica un consenso su queste tematiche che supera le barriere denominazionali, suggerendo una possibile convergenza di intenti e iniziative tra diverse comunità religiose, unite dal comune obiettivo di promuovere la pace e la solidarietà.
In conclusione, il messaggio del Cardinale Repole non è solamente un invito alla riflessione, ma un’appassionata richiesta di azione. Nel contesto delle imminenti celebrazioni natalizie, sottolinea l’opportunità di redifinire il Natale come momento di vera condivisione e riscoperta di un’umanità condivisa, un tema che, nel suo profondo significato, trascende le barriere della religione per toccare l’universale bisogno di giustizia e compassione nel mondo contemporaneo.