
L’Arcivescovo Rino Fisichella domenica 23 febbraio ha letto in San Pietro l’omelia che Papa Francesco aveva strutturato prima che cadesse in una profonda crisi respiratoria. L’omelia era stata preparata per un importante appuntamento “il Giubileo dei diaconi”, appuntamento al quale Francesco non avrebbe voluto mancare ma le sue condizioni di salute glielo hanno impedito. Purtuttavia è stata l’occasione per averci regalato una sorta di testamento spirituale che condensa tutto il pensiero papale già espresso nell’Enciclica Fratelli Tutti e che dal 2013 il Papa incessantemente enuncia e raccomanda, anche rispetto alle resistenze trovate nella stessa Chiesa Romana. Papa Francesco propone ai cristiani la strada del perdono che era stata indicata da Gesù quando ha detto: “Amate i vostri nemici”. Indipendentemente dall’aspetto fideistico, la riflessione sul perdono fotografa la vera e reale esigenza primaria della società attuale caratterizzata dall’odio e dalla tossicità dei rapporti tra individui. Gli avversari sono diventati nemici e l’intolleranza verso coloro che hanno idee differenti dalle proprie ha raggiunto vette di una violenza senza confini. E’ pur vero che un mondo dove si amano i propri nemici sembra irrealizzabile, ma è possibile e doveroso imporsi dei limiti a comportamenti di una violenza, anche verbale, inaudita. Francesco descrive la realtà dicendo che “Un modo dove per gli avversari c’è solo odio è un mondo senza speranza, senza futuro, destinato ad essere dilaniato da guerre, divisioni e vendette senza fine, come purtroppo vediamo anche oggi, a tanti livelli e in varie parti del mondo”. Il rispetto per l’altro, la voglia e la capacità di ascoltare rappresentano oggi l’unica base per costruire una società giusta, accogliente, vivibile. Sullo scacchiere internazionale si stanno celebrando non solo guerre tremende ma anche battaglie formidabili sui temi della democrazia e della visione del mondo, eppure solo con il perdono inteso soprattutto come rispetto per le idee altrui, si può preparare, come dice Francesco “una casa accogliente, sicura, in noi e nelle nostre comunità”. Sempre citando Papa Francesco “La terapia per il mondo non può che essere la buona amicizia, la fratellanza e il modello esemplare è quello del Buon Samaritano che “prende su di sé il dolore dei fallimenti, invece di fomentare odi e risentimenti”. Impariamo ad ascoltare anche coloro che si dichiarano lontani dalla nostra visione della realtà, cerchiamo di comprendere le loro ragioni. Uno sforzo particolare è richiesto agli uomini di cultura. La cultura è bellezza, armonia ma, purtroppo, nella società attuale coloro che dovrebbero garantire e lavorare per una società più giusta e affratellante, si chiudono nelle loro convinzioni, ritenendo di avere la prerogativa di stabilire ciò che è buono e ciò che non lo è, per tutti gli esseri umani. Arroganza che finisce con lo sfociare nell’odio per il diverso, laddove la diversità consiste soltanto nella differente visione della realtà. Sempre ricorrendo a Papa Francesco non dimentichiamo un altro passaggio dell’omelia dell’ultima domenica: “Siamo tutti sulla stessa barca. O ci si salva tutti, o non si salva nessuno”. Un invito a meditare e cercare di comportarsi di conseguenza.
di Domenico Salerno
