
La storia dell’Unione Europea inizia molto prima che diventasse un gigante politico ed economico. Parte da un ideale semplice ma potente: la pace. Il 23 luglio 1952 segna il vero inizio di questo sogno con la firma del Trattato istitutivo della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA), un accordo che vedeva protagonisti sei paesi: Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi. La narrazione dell’evento e dei suoi retroscena è stata magistralmente illustrata dal Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, durante una lectio magistralis presso l’università di Messina, delineando in modo inequivocabile l’anelito per un’avvenire libero da conflitti.
Il contesto storico del dopoguerra era segnato dalle cicatrici profonde lasciate da due guerre mondiali devastanti, che avevano radicalmente trasformato il panorama europeo e il tessuto delle sue società. In questo clima, l’idea di un’integrazione economica, partendo proprio dai settori chiave come quello del carbone e dell’acciaio, si proponeva come mezzo trasversale per raggiungere un obiettivo ben più ampio e ambizioso: costruire una pace duratura. È significativo notare come proprio questi settori, essenziali per l’industria bellica, vennero scelti per creare una dipendenza reciproca che disincentivasse i conflitti, legando così indissolubilmente le economie e, con esse, le sorti dei paesi membri.
La visione di un’Europa pacificata può apparire oggi meno rivoluzionaria di quanto non la fosse a metà del secolo scorso. Tuttavia, riconoscere l’audacia degli ideali che presiedevano a tale progetto aiuta a comprendere la fragilità del contesto in cui tale processo prese forma. Ciò che il Presidente Mattarella sottolinea nella sua analisi è la persistente rilevanza di quei valori fondanti, in un’epoca come la nostra, caratterizzata da nuove tensioni e nuove sfide globali.
La CECA, effettivamente, posò le basi per successive evoluzioni che avrebbero portato alla nascita della Comunità Economica Europea e, infine, all’Unione Europea. Queste iterazioni più ampie hanno continuato a perseguire l’obiettivo della pace, espandendosi ad ambiti quali la politica, la giustizia e l’affari esteri, con l’aspirazione di una sinergia sempre più pressante tra gli Stati membri.
L’approccio utilizzato per ricordare e analizzare tali eventi mostra chiaramente come la storia europea del dopoguerra non sia solo una serie di trattati e accordi politici, ma un continuum di impegno sociale e collettivo verso l’ideale di un continente unito e pacifico. Questa lezione di storia, articolata con precisione da Sergio Mattarella, non è soltanto un excursus accademico ma suona come un monito: la pace, per quanto robusta possa sembrare, necessita di una manutenzione costante, che può essere assicurata solo attraverso la cooperazione e l’integrazione.
Concludendo, la lectio magistralis del Presidente non è stata solo un momento di riflessione storica, ma anche una chiara chiamata all’azione per le presenti e future generazioni, un invito a non sottovalutare mai il potere della solidarietà e del dialogo tra nazioni. L’Unione Europea, nata dall’anelito di pace e stabilità, continua a essere un esempio emblematico di come l’integrazione e la collaborazione possano servire da catalizzatori per un avvenire più sicuro e armonioso. Nel ricordare le origini di questa grande entità, non possiamo che rafforzare il nostro impegno per preservare e nutrire questi principi fondamentali.